L’essere umano è l’unico animale ad aver ideato i concetti del tempo e del suo trascorrere, che sono conseguenza della coscienza del sé, caratteristica differenziante dell’essere umano stesso dagli altri animali.
L’evidenza è nel bambino che ha bisogno di sviluppare questa idea, sviluppo parallelo a quello della presa di coscienza del sé.
Il bambino inizialmente riconosce il solo qui e ora. Non ha il senso dello spazio e del tempo. Poi inizia a riconoscere la differenza fra lui e le persone che vede, il qui e il non qui e adesso e il non adesso. Evolve nel qui, vicino e lontano e nel adesso, prima e dopo. Con l’esperienza affina i concetti.
I concetti di spazio e tempo sono idee astratte sviluppate dal nostro cervello. La dimostrazione è l’incapacità dell’essere umano di immaginare l’infinito, sia quello spaziale sia quello temporale, l’eternità. Elaboriamo il concetto come opposto di uno spazio e di un tempo limitato, ma non riusciamo a immaginarlo nel suo essere.
Che non esista spazio e tempo come lo definivamo comunemente lo ha dimostrato anche la fisica quantistica.
È importante capire che il tempo e il suo trascorrere sono strumenti a nostra disposizione, non un fine, e come tali il valore è sempre nel come si utilizzano.
Il tempo come strumento per programmare il susseguirsi degli eventi necessari per il raggiungimento di un obietto è importantissimo, così come strumento per ordinare le esperienza vissute, gli accadimenti.
È invece sbagliato che il tempo diventi ossessione per il suo trascorrere, per il suo finire, perché in realtà è il nostro corpo che si esaurisce o rompe.
Diamo quindi importanza al nostro corpo e mente, prendendocene cura perché è il vero strumento di vita, e la vita è fare. Lasciamo al tempo la sua funzione di misuratore e ordinatore.
La vita non è il tempo che passa, la vita è fare.
La vita non passa, si fa.
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